Ottobre gelato per l'inflazione
Anticipo del prossimo numero della rivista
Continua l'effetto petrolio sull'inflazione, anche a causa del ritardo (e della gradualità) con cui le oscillazioni dei prezzi all'origine si trasferiscono sui beni finali.
Le fluttuazioni dei carburanti, i rincari delle tariffe energetiche (elettricità e gas) e di altri significativi capitoli di spesa (alimentari e tabacchi, alberghi e ristoranti, tempo libero e cultura) hanno condizionato l'evoluzione dei prezzi nei primi tre quarti del 2006, con il conseguente assestamento poco sopra il 2% nella dinamica annua dell'inflazione, già ripiegata al 2,0% nello scorso dicembre. Nel 2005 l'evoluzione dell'anno, sempre sul fronte dei prezzi al consumo, non si era presentata granché tranquilla, così come nei due anni precedenti, quando una serie di voci del paniere sono state in tensione, in un periodo già per consuetudine caratterizzato dai ritocchi dei prezzi amministrati o regolamentati e di numerosi listini aziendali. Il rafforzamento dell'euro e la conseguente moderazione dei prezzi dei beni importati hanno richiesto, poi, qualche tempo per trasferirsi nelle fasi distributive a valle.
La crescita annua, a sua volta, risente dell'effetto statistico del confronto con periodi di altalenanti tensioni per i prezzi, quali i tre anni precedenti. Diventa prevedibile pertanto, nell'orizzonte del 2007, il risultato di un graduale ripiegamento dell'inflazione sotto il 2% tendenziale annuo, peraltro favorito dalla perdurante debolezza dei consumi delle famiglie. La marcia di avvicinamento al 2% ha avuto tempi non brevi, ma l'alta volatilità delle quotazioni petrolifere non esclude nei prossimi mesi qualche rimbalzo del dato tendenziale, a seguito dei prevedibili rincari per numerosi prezzi e tariffe nell'ultima parte del 2006 (elettricità e gas, per esempio, vengono aggiornati a cadenza trimestrale e incorporano solo gradualmente le fluttuazioni del petrolio nei periodi precedenti).
L'indice dei prezzi al consumo - secondo la stima provvisoria dell'Istat, che dal gennaio 2005 coincide con rilevazioni delle grandi città - ha messo in evidenza in ottobre una variazione mensile pari a -0,1% e all'1,8% rispetto a un anno prima, a fronte di una variazione di -0,1% e del 2,1% in settembre. L'aumento annuo non è, dunque, più influenzato dallo scalino dei rialzi del 2003-2004, che si è riflesso nella dinamica tendenziale fino all'estate del 2006.
Con i risultati di settembre e ottobre riprende, dopo prolungate battute d'arresto, la lenta marcia di rientro della spinta inflattiva, che ha caratterizzato la seconda metà del 2003-2004 e la prima parte del 2005, arrivando dopo un periodo già tradizionalmente caldo per i prezzi, come del resto erano stati i mesi iniziali del 2001 e del 2002. Essi avevano, infatti, risentito negativamente dell'effetto euro, dei rincari tariffari (trasporti e servizi pubblici locali), di una serie di aumenti nel settore terziario (assicurazioni, banche, sanità, alberghi e pubblici esercizi) e di altre componenti regolamentate (canoni, lotterie).
Le prospettive dell'inflazione per i prossimi mesi mostrano, tuttavia, un quadro ancora incerto, perché occorre fare i conti con l'incognita del petrolio. Nell'immediato futuro essa è prevista stabilizzarsi sugli attuali ritmi intorno al 2% (la media annua calcolata per il 2005 si è fermata all'1,9%), con un possibile riaccendersi di qualche tensione sui listini delle imprese. La crescita tendenziale dei prezzi si è confermata, in particolare, sopra il 2% anche nella media del 2004 (pari al 2,2%), così come nei quattro anni precedenti; l'inflazione media 2003 si è attestata al 2,7%, a fronte del 2,5% registrato nel 2002 e del 2,7% nel 2001. I dati definitivi e completi dei prezzi al consumo di ottobre (intera collettività, armonizzato, famiglie di operai e impiegati) saranno resi noti dall'Istat il prossimo 15 novembre.
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