28 nov 2006

dollaro debole...E se fosse una svalutazione mascherata?

L'euro sta battendo ogni record. Da alcuni giorni è stabilmente sopra 1,30 sul dollaro che sembra arrancare, ma nessuno si preoccupa. Che cosa è successo? Indubbiamente l'economia americana sta dando segnali di cedimento che iniziano ad essere continui tanto che anche la Fed ha bloccato la politica del rialzo dei tassi in attesa di tempi migliori. Tutto ciò non è seguito, però, da dichiarazioni che rassicurino i mercati sul corso futuro del dollaro. E' anche vero che il prezzo del greggio è stabile e non sta subendo grandi strappi, quindi il dollaro non viene favorito neanche da episodi speculativi. Wall Street, vera cartina di tornasole dell'economia americana, dopo la pausa del Ringraziamento ha riaperto ocn flessioni generalizzate per due dati importanti e negativi, il calo delle vendite per il gigante del gdo Wal Mart e la grande massa debitoria di Ford che ha costretto i manager della casa di Detroit a un maxi-prestito per tamponare le falle.
Tutto questo non giustifica, però un dollaro così debole, anche perchè c'è un'economia che va bene e macina utili ed è quella legata alle tecnologie come nel caso di Dell e Google.
C'è dell'altro. Alan Greenspan avrebbe agito con grande tempestività, ma l'attuale goernatore Bernanke sembra preferire la politica del "wait and see" tanto cara alla Bce del compianto Wim Duisemberg. Se è vero che l'Europa e in particolare l'Italia, non può più contare sulla svalutazione competitiva c'è chi pensa che lo stia facendo Washington. Non è una via ufficiale, non ne ha parlato alcun esponente della Fed o dell'esecutivo, ma i dati sono chiari. Sono ancora più chiari se si analizza il corso dei titoli legati al lusso in Europa. Luxottica, Bulgari, Ppr ed altri hanno visto le quotazioni scendere proprio da quando è stato chiaro che non ci sarebbe stato alcun intervento per sostenere il dollaro. Questa politica monetaria difensivistica da una parte favorisce tutti perchè eventuali oscillazioni del prezzo del greggio non si andrebbero a ripercuotere immediatamente sulla bolletta energetica, almeno fino a scostamenti in pi del 1%, ma dall'altra frena l'export verso il mercato nordamericano da sempre considerato uno dei propulsori dell'economia globale. Chi potrebbe essere favorito è il sistema produttivo cinese che comunque ha già visto una battuta d'arresto nell'export verso gli States.
Ora tutti attendono le prossime mosse di Bernanke. Se continuerà il silenzio-assenso, allora si potrà discutere con più certezza di una politica monetaria difensiva e attenta al mercato interno con tutte le connotazioni negative per l'area Euro e Yen in particolare.

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