Capitalia scenderà in campo per il risiko bancario?
Anticipazione del prossimo numero di Economia&Mercato
Capitalia non è più invulmerabile, almeno per i rumors. La baca che sotricamente è sempre stata legata la potere politico romano si è vista affiancare gli spagnoli del Santander. Secondo le voci di corridoio l’istituto iberico, deluso dalla soluzione San Paolo, avrebbe deciso di tornare in forze in Italia andando all’assalto della banca romana. Le smentite sonos tate immediate ma il mercato ha fatto capire a suo modo di gradire l’eventuale Opa. In realtà il mercato da tempo attende qualche mossa di Capitalia per quanto riguarda le aggregazioni. Dalla banca non hanno mai risposto se non ufficialmente con la volontà di crescere internamente e stare attenti ad eventuali occasioni presenti sul mercato. L’esigenza di un’aggregazione si è fatta più stringente dopo le ultime due grandi fusioni, quella di Unicredit-Hvb e di Intesa-San Paolo. Capitalia ha la necessità di accrescere il suo valore anche per evitare eventuali scalate ostili come quella ipotizzata del Santander.
In casa di Geronzi e Arpe sembra regnare la calma più completa tanto da ribadire a più riprese di non temere l’arrivo di cavalieri stranieri. Anche gli olandesi di Abn-Amro, visti come possibili scalatori, non sono usciti dal patto come si temeva.
A parte la fanta finanza, dunque, non rimane che analizzare le strade aperte in Italia.
Le principali sono quelle che portano a Siena oppure a Piazza Cordusio con Unicredit-Hvb. Sulla carta queste sono le più realistiche ma allo stesso tempo molto complesse. Con MPS si è parlato ripetutamente di matrimonio ma non vi è alcun accordo sulla governance del nuovo soggetto bancario con i toscani hce non volgiono sentir parlare di perdita di controllo. Con Unicredit c’è il blocco delle cosiddette partecipazioni sensibili come quelle in Mediobanca e Generali che andrebbe a confluire nell’eventuale nuovo soggetto creando situaizoni difficili. Ci sono poi, le scadenze tecniche molto fitte per Capitalia. Il board è in scadenza ed ha promesso un aggiornamento delle opzioni strategiche entro il 14 o 15 novembre quando si riunirà il sindacato di controllo alla vigilia (17 novembre) della data ultima per la presentaizone delle liste dei consiglieri in vista dell’assemblea dei soci che si terrà ai primi di dicembre. Lì verrà rinnovato l’intero cda e solo allora si potrà capire con certezza dove vorrà andare Capitalia. Tra l’altro il patto di sindacato potrebbe essere rivisto al rialzo sopra l’attuale 32% vista la disponibilità in tal senso di Fininvest e FondiariaSai. Difficile il coinvolgimento di Generali divenute azioniste di Capitalia dopo l’acquisizione di Toro, sono troppe le implicazioni Antitrust. Anche Abn (attualmente al 25% delle quote sindacate) vuole mantenere il suo peso nel patto e lo ha fatto ribadendo la volontà di avere un sindacato più forte e rinnovando la fiducia agli attuali vertici della banca.
Le prossime scadenza, comunque, non dovrebbero riservare grandi sorprese visto che i soci del patto di sono impegnati a designare 21 membri del cda confemando Geronzi e Arpe ai vertici dell’istituto con l’unic a incognita rappresentata dalla sentenza sullo scandalo Italcasse dove l’attuale prsidente è accusato di bancarotta fraudolenta. E’ anche altrettanto chiaro che se Capitalia dovesse rimanere nel suo isolamento gli investitori potrebbero anche decidere di bocciare il corso deciso dai vertici con vendite diffuse sul mercato
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