19 nov 2006

Alitalia va in altalena alla ricerca del partner giusto

Ogni giorno i titolari di azioni Alitalia non sanno se acquistare o vendere. Da lunedì a venerd' si scatenano i consigli più o meno seri per la ex-compagnia di bandiera. C'è chi la vede con Air France, chi con Lufthansa, chi con air China e chi ancora con Thai. Tutti poi declinano l'interesse con l'unica eccezione di Air France che, forse tende a proteggere il suo investimento nel capitale di Alitalia.
C'è di vero che l'attuale maggioranza ha da tempo dichiarato che nel Far East vede il futuro di Alitalia. Ora c'è da capire chi sarà il partner. C'è il problema vitale dei debiti, tanti, delle tariffe ancora alte e soprattutto del sindacato. Poi, last but not least, la scelta dell'hub. Troppi problemi tutti insieme che stanno scoraggiando un po' tutti coloro che vorrebbero investire in una compagnia storica e di un Paese ad alta industrializzazione. L'unica certezza sta nel fatto che Alitalia ha autonomia limitata nel tempo e l'Europa non accetterà altri aiuti di stato. Giancarlo Cimoli è stato confermato contro tutto e tutti anche perchè la liquidazione richiesta sarebbe altissima, quasi insostenbile per la compagnia. Così la sua debolezza si è trasformata in forza obbligando l'esecutivo a scegliere la continuità, seppure sotto tutela.
Ora Cimoli ha tre mesi di tempo per presentare il piano definitivo di salvataggio.
I sindacati non aiutano. In piena crisi, ad inizio anno, si osno scatenati in scioperi selvaggi che hanno aggravato una situazione già difficile. Gli stranieri hanno preferito le "loro" compagnie, più puntuali e soprattutto con la certezza del volo e delle coincidenze. Ora hanno deciso di non voler attendere i tre mesi perchè Cimoli non piace. Allora altri scioperi sono pronti, proprio a ridosso di un altro periodo importante per una compagnia aerea, dicembre.
Ben venga, dunque, l'arrivo di un partner straniero al quale si deve lasciare la gestione operativa del gruppo, soprattutto per quanto riguarda il personale. Ma bisogna sceglierlo bene il partner, altrimenti si rischia di affondare. Una compagnia del Far east andrebbe benissimo, ma non può essere sola, serve anche un'azienda europea. L'idea di trasformare Alitalia in una compagnia regionale non va bene e questo si rischia con le asiatiche. Lo stesso si rischia se arriva una diretta concorrente europea. Serve competizione anche tra i futuri azionisti di riferimento per bloccare sul nascere eventuali volontà di supremazia.
L'hub deve assolutamente essere Roma perchè Milano è circondata da troppi aeroporti con collegamenti internazionali e intercontinentali qualificati. Bergamo, Venezia, Torino, Genova, Bologna tolgono potenziali clienti a Malpensa e concentrare su quest'ultimo i voli non farebbe che congestionare il traffico senza eidenti risultati. Roma è un punto di partenza privilegiato sia per la mancanza di grandi aeroporti vicini, salvo Firenze e Napoli, sia per l'attrattiva della città. Ciò non significa cancellare la Malpensa, ma riposizionarla, avendo il coraggio di distribuire meglio i voli e cancellando qualche tratta non redditizia dagli altri scali.
Alitalia si deve salvare, ma con le proprie forze, senza altri aiuti pubblici diretti o indiretti. Se così non sarà l'Italia andrebbe incontro a multe certe dall'Europa senza risolvere la situazione ma anzi peggiorandola definitivamente.

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